Il 70% della superficie terrestre è ricoperta da oceani. Questo enorme ecosistema ha un ruolo importantissimo: potremmo considerarlo come un grande polmone blu che, insieme alle foreste, è in grado di assorbire anidride carbonica. Insomma…un mare di CO2!!
Gli oceani assorbono circa un quarto dell’anidride carbonica atmosferica, rallentando l’aumento dell’effetto serra. Allo stesso tempo, questo stoccaggio di CO2 porta ad assorbire fino al 90% del calore prodotto da questi gas.
Se da un lato queste distese di acqua ci offrono un grande aiuto, dall’altro l’aumento della CO2 ha significato un aumento dell’acidificazione dei mari.
L’abbassamento del pH ha numerose conseguenze sugli ecosistemi: dallo sbiancamento dei coralli, alla perdita di alghe, fino alla riduzione di ossigeno. Per non parlare dell’impatto sulle forme di vita dei nostri oceani: non solo sui pesci, ma anche sul plancton che rappresenta la base alimentare delle specie marine e degli ecosistemi.
Uno studio pubblicato sulla rivista PNAS ha dimostrato che il rimo di acidificazione degli oceani è il più veloce da 300 milioni di anni a questa parte. Un’altra ricerca su Science Advanced ha messo in luce che l’innalzamento delle temperature globali contribuisce ad una scarsa ossigenazione del mare, poiché acque più calde riducono la solubilità dell’ossigeno dell’acqua.
Per poter arginare le problematiche di questo mare di CO2, è fondamentale ridurre le emissioni di anidride carbonica da parte dell’uomo. Il progetto LIFE Clivut sta applicando le NBS e studiando quali sono le specie arboree in contesto urbano per catturare più CO2 possibile. Il pianeta va salvaguardato ed è importante unire le forze, lavorando su fronti diversi. Per esempio, una gestione ecosostenibile del verde in città potrebbe essere un primo passo per aiutare (anche) gli oceani a respirare meglio.